(AGI) – Roma, 11 feb. – No a “proposte fuorvianti” come il prolungamento dell’anno scolastico fino a fine giugno. Le priorità della scuola sono altre, in primis maturità, esami di Stato e stabilizzazione dei precari. A sottolinearlo con l’AGI e’ la segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi, all’indomani dell’incontro dei confederali con il premier incaricato, Mario Draghi. Incontro nel quale, secondo quanto si apprende, non si è parlato del calendario ma di investimenti nella scuola e per i precari. “Aspettiamo con ansia la conferma dell’incarico al professore Draghi – spiega Gissi – perché la scuola ha bisogno di aprire un confronto su molte questioni. Il 1 settembre è alle porte e in questo periodo solitamente vengono assunte decisioni indispensabili per l’avvio regolare dell’anno scolastico. Se vogliamo evitare di mettere in discussione le attività didattiche ancora una volta per mancanza di idee o fuorvianti proposte che distolgono l’attenzione dai reali problemi, dobbiamo darci da fare e subito”.
Ecco quindi le priorità secondo la Cisl scuola. “Bisogna definire le modalità per gli esami di maturità e gli esami di Stato della scuola media – sottolinea Gissi – per questo consideriamo insensato il dibattito sul prolungamento dell’anno scolastico che rischia di rimettere in discussione anche la regolarità di alcune tappe fondamentali per i ragazzi e le famiglie” facendo riferimento all’eventuale spostamento anche della data degli esami finali degli studenti.
Secondo punto, gli organici. “Pensiamo a definire gli organici – aggiunge – e a individuare le procedure per le assegnazione di personale a tempo indeterminato che dovrà fare domanda di trasferimento. I movimenti che gestisce il sistema sono più di 100mila e le regole devono essere ancora oggetto di discussione. Su questi temi vorremmo chiarezza perché alcune decisioni normative sul vincolo quinquennale rischiano di aprire una deriva giuridico-legale che produrrà complicazioni e ritardi nell’avvio regolare delle lezioni”.
Terzo punto, il piano vaccinale: “Manca ancora un’indicazione da parte del ministero dell’Istruzione ai propri dipendenti – osserva la segretaria Cisl Scuola – e le tante interpretazioni, che a livello regionale vengono messe in campo, rischiano di creare disinteresse e sfiducia. Chiediamo l’apertura di un tavolo immediato da parte del ministro dell’Istruzione, appena si insedierà il nuovo, per una modifica del protocollo di sicurezza sottoscritto con le parti sociali”.
Infine, ma non per importanza, il quarto punto relativo al reclutamento. “Serve una norma – sostiene Gissi – un dispositivo normativo che abbia un disegno chiaro e non ideologico, con tutte le questioni urgenti per l’avvio dell’anno scolastico a partire dalle coperture delle cattedre vacanti che a tutt’oggi sono più di 220mila. E a queste – ricorda – si aggiungono 75mila contratti per i posti Covid tra personale docente (50mila) e personale Ata (25mila). Evidenziamo inoltre – conclude – una gravissima inadempienza del ministero e del Mef in quanto a tutt’oggi non hanno ancora provveduto alla copertura degli stipendi del personale supplente assunto con i cosiddetti contratti Covid”.
Questi i temi urgenti sul tavolo secondo la Cisl Scuola, ma Gissi avverte che al momento non ci saranno proteste di piazza: “Per coerenza dal primo momento in cui non c’è stato più un governo in carica a tutti gli effetti, abbiamo pensato di sospendere la nostra presenza vertenziale, perché dovremmo parlare con interlocutori che non hanno alcun potere. Non è corretto. Non ha senso, in questa fase, riempire le piazze”. (AGI)
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MARINI AL LAVORO, IL SINDACATO APPALUDE-DI M. M. (LA REPUBBLICA, 14 APRILE 1991)
Cinquantasette anni, occhialetti da intellettuale, sigaro toscano sempre tra le labbra, capelli brizzolati tagliati cortissimi, moglie medico e un figlio al liceo, Franco Marini è il primo dirigente sindacale che trasloca per andare ad occupare la poltrona di ministro del Lavoro. Un trasloco di poche centinaia di metri, da via Po, dove ha sede la Cisl, a via Flavia, dove fino a poco fa regnava, rissoso e polemico, Carlo Donat Cattin, che di Marini può considerarsi uno dei padri politici.
Il padre vero di Franco Marini era un povero operaio abruzzese, di San Pio delle Camere, provincia dell’ Aquila, che lavorava alla Snia in un’ epoca nella quale non esistevano gli ammortizzatori sociali di oggi e che conobbe quindi anche lunghi periodi di disoccupazione.
Franco Marini, primo di sette figli, è un dirigente politico che può vantarsi di conoscere direttamente la condizione di sofferenza di tanti strati popolari. Ha fatto i suoi studi all’ Aquila, ma la sua vera scuola è stata quella sindacale di Firenze, dove ha avuto come compagni di banco Pierre Carniti e altri ragazzi che sarebbero diventati, nel giro di pochi anni , dirigenti della Cisl. Tra i suoi padri politici va ricordato anche Giulio Pastore, che nel 1963 chiamò quel giovane sindacalista, che fino allora aveva avuto modesti incarichi organizzativi, all’ ufficio studi del ministero per la Cassa del Mezzogiorno, assieme a un’ altra promessa della Dc, Enzo Scotti oggi ministro degli Interni.
Soddisfatto, Franco Marini? «Certamente. Sono stato uno dei pochi ha detto a scegliere il dicastero preferito». Soddisfatti anche i massimi dirigenti di Uil e Cgil. In una sorta di rimpasto che non propone nulla di nuovo commenta Giorgio Benvenuto, l’ unica cosa positiva è la nomina a ministro del lavoro di Franco Marini. Non sono da meno Bruno Trentin e Ottaviano Del Turco che gli hanno mandato i loro affettuosi auguri aggiungendo: «Potrai contare sulla nostra leale disponibilità per trovare una vera soluzione ai gravi problemi sociali del paese».
Sergio D’ Antoni e Raffaele Morese, rispettivamente numero uno e numero due della Cisl esultano: «Non ci aspettiamo partigianerie, ma l’ unico vantaggio che ci aspettiamo è la sua sensibilità ai problemi del mondo del lavoro». A questa apertura di credito che gli è venuta dalle organizzazioni sindacali, Franco Marini ha subito risposto quando, conversando con i giornalisti al termine della cerimonia del giuramento, ha detto: «Nello svolgere il mio mandato mi avvarrò sicuramente dell’ esperienza sindacale che ho maturato. Non voglio dire se sarà più facile o più difficile trattare con Trentin o del Turco perchè so che l’ azione del ministro del Lavoro spesso è complicata. Ma io li riconosco come dirigenti sindacali responsabili, seri e coscienti, sia nell’ interesse dei lavoratori che del paese».
Democristiano da sempre, ma geloso dell’ autonomia del sindacato, è stato tra i più tenaci oppositori della politica reaganiana con la quale Ciriaco De Mita inaugurò la sua segreteria. Il suo intervento come delegato al congresso dc del 1984 fece saltare i nervi a De Mita che, nella replica, lo accusò di disonestà intellettuale e gli disse, sprezzante: «Di questo passo, caro Marini, non interesserai più.
Prove concorso straordinario, serve tampone per chi proviene da zona rossa
Con la nota 223 del 10 febbraio 2021 il Capo Dipartimento Istruzione del Ministero ha fornito indicazioni sullo svolgimento delle prove scritte della procedura concorsuale straordinaria per docenti della secondaria, la cui ripresa è fissata per lunedì 15 febbraio e che proseguiranno per tutta la settimana fino al 19 febbraio.
Con riferimento agli adempimenti richiesti nell’ambito delle misure di prevenzione della diffusione del contagio da coronavirus, su cui la CISL Scuola aveva sollecitato nei giorni scorsi opportuni chiarimenti, la nota del Capo Dipartimento precisa che solo per i candidati provenienti da località inserite in zona rossa sarà obbligatorio produrre, all’atto dell’accesso alle sedi di esame, un un referto relativo ad un test antigenico rapido o molecolare, effettuato mediante tampone oro/rino-faringeo presso una struttura pubblica o privata accreditata/autorizzata in data non antecedente a 48 ore dalla data di svolgimento delle prove. La non provenienza da zona rossa dovrà essere attestata con la sottoscrizione di una autocertificazione. Ulteriori informazioni saranno pubblicate sui siti istituzionali degli Uffici Scolastici Regionali.
Le sedi concorsuali in “zona rossa” possono essere mantenute per i candidati che vi risiedano, fermo restando la necessità di ricollocare i candidati che provengano da zone con altra classificazione in diversa sede concorsuale della stessa regione.
Protocollo per lo svolgimento dei concorsi pubblici
Il dipartimento della Funzione Pubblica con nota 7293 del 03/02/2021 ha trasmesso il protocollo con cui vengono disposte misure organizzative e igienico sanitarie relative anche alle prove dei concorsi pubblici. Tra le misure previste, al punto 3, si prevede che i candidati debbano presentare, all’atto dell’ingresso nell’area di svolgimento della prova concorsuale, un referto relativo ad un test antigenico rapido o molecolare, effettuato mediante tampone oro/rinofaringeo presso una struttura pubblica o privata accreditata/autorizzata non più di 48 ore prima dello svolgimento della prova.
La CISL Scuola è immediatamente intervenuta presso il Ministero dell’Istruzione per verificare se lo stesso protocollo debba intendersi integralmente e immediatamente applicabile alle procedure concorsuali in atto riguardanti la scuola o se vi sia l’intenzione di procedere a uno specifico adattamento.
In ogni caso, considerato l’imminente svolgimento delle prove del concorso straordinario a suo tempo sospese, abbiamo chiesto che siano date ai candidati e a chi ne organizza lo svolgimento tempestive e precise indicazioni circa le misure adottate e i conseguenti adempimenti richiesti agli interessati.
CISL Scuola: su vaccinazione personale scolastico servono più informazione, coordinamento, coinvolgimento
Nelle scorse settimane la Cisl Scuola aveva chiesto ripetutamente che il personale scolastico fosse individuato fra i target prioritari nella campagna vaccinale contro il Covid 19, considerato che la scuola costituisce una delle infrastrutture di maggiore impatto sociale e con alta densità relazionale. Va accolta dunque con favore la decisione di riconoscere da subito a chi lavora nella scuola l’opportunità di sottoporsi alla somministrazione del vaccino. Una decisione che tuttavia lascia aperti alcuni interrogativi e che andrebbe ricondotta più chiaramente all’interno di un programma da sostenere maggiormente anche in termini di informazione, coordinamento e coinvolgimento. Nei giorni scorsi, nell’incontro tra Governo e Regioni per la rimodulazione del piano vaccinale a seguito dei ritardi delle case farmaceutiche, è emersa in effetti l’intenzione di consentire al personale delle forze dell’ordine e al personale scolastico di accedere alla vaccinazione, utilizzando il vaccino AstraZeneca, il cui impiego è rivolto al personale di età inferiore ai 55 anni. Alcune Regioni non hanno assunto al momento iniziative, altre invece hanno avviato tempestivamente operazioni di ricognizione, annunciando la predisposizione di una piattaforma per raccogliere le domande di vaccinazione oppure chiedendo alle scuole di farsi tramite per censire la manifestazione di interesse da parte del personale ad essere sottoposto alla vaccinazione. In alcuni territori è stata anche immaginata un’organizzazione capillare per effettuare le vaccinazioni direttamente presso le sedi scolastiche. Tuttavia, mentre altre categorie di lavoratori, come gli addetti al trasporto pubblico, sollecitano un analogo intervento, molti operatori della scuola si interrogano sui vantaggi di aderire a questa opportunità, a causa della dichiarata minore copertura vaccinale di AstraZeneca rispetto ai più efficaci vaccini Pfizer e Moderna. Si tratta infatti di una adesione libera e volontaria, che pone il personale interessato davanti ad una scelta densa di dubbi ed interrogativi. La decisone di inserire il personale della scuola nelle priorità della campagna vaccinale e soprattutto di utilizzare il vaccino AstraZeneca, è stata assunta senza alcun coinvolgimento né del Comitato Tecnico Scientifico né dei Sindacati. Non sono state fornite sufficienti informazioni per spiegare perché è opportuno utilizzare il vaccino AstraZeneca piuttosto che nessun vaccino, e se comunque nella percentuale non trascurabile di inefficacia del vaccino (circa il 40% dei vaccinati), in caso di contagio vi sia una attenuazione dei sintomi della malattia rispetto ai non vaccinati. Le decisioni insomma non sono accompagnate, pur nell’urgenza dettata dalla pandemia, dalla diffusione di informazioni scientifiche verificate che consentano alle persone di operare scelte consapevoli circa l’opportunità di aderire alla campagna vaccinale o meno. Ripetiamo infatti che si tratta di una libera scelta individuale, appunto di una opportunità, essendo peraltro chiaro l’orientamento della CISL Scuola a considerare di grande importanza, nel contrasto alla pandemia, l’utilizzo dei vaccini, così come l’auspicio che nei comportamenti individuali prevalga il senso di responsabilità cui ci hanno richiamati, fra gli altri, anche figure di grande prestigio e autorevolezza (il Presidente Mattarella nel suo discorso di fine anno, lo stesso papa Francesco anche in una recente intervista a Mediaset di enorme risonanza). Una responsabilità – va detto con chiarezza – che deve esercitarsi in un quadro di conoscenze e informazioni di cui è indispensabile disporre proprio per una valutazione corretta e consapevole di tutte le implicazioni connesse alle proprie scelte: una condizione che al momento, per quanto riguarda il piano di vaccinazione nella scuola, è ben lontana dall’essere soddisfatta. Si tratta di una lacuna che chiediamo di colmare al più presto. L’assenza di chiare indicazioni, e un modo di procedere che appare episodico e casuale da parte delle Regioni, non contribuiscono certo a creare il necessario clima di fiducia e motivazione per un’operazione che meriterebbe di essere ben diversamente sostenuta e governata. Se infatti le informazioni non vengono fornite e non si chiariscono le possibili conseguenze e le motivazioni delle opportunità offerte alla popolazione, si rischia che la disinformazione dilaghi e venga persino alimentata dall’uso spesso superficiale dei social, come per lo più avviene quando si lasciano senza risposta le domande che i cittadini legittimamente si pongono. La pandemia determina così non solo un pesante impatto sanitario ma anche un effetto collaterale di tipo sociale che genera sospetto e sfiducia, divenendo un rilevante ostacolo alla campagna vaccinale stessa ed al contrasto della diffusione del contagio. Ciò di cui abbiamo bisogno ora non è solo la disponibilità delle dosi di vaccino necessarie, ma anche la forte capacità delle autorità di comunicare con i cittadini, di diffondere dati robusti ed informazioni verificate che aiutino la popolazione a maturare scelte consapevoli. Peraltro, poiché si tratta di una scelta, va previsto che una parte del personale non aderirà alla vaccinazione e la contemporanea presenza in servizio di operatori vaccinati e non vaccinati comporterà la necessità di una revisione dei protocolli per la sicurezza nelle scuole. Alla luce dell’art. 29/bis del DL 23/2020, convertito con modificazioni dalla L. 5 giugno 2020, n. 40, questa revisione costituisce un elemento imprescindibile per definire la responsabilità dei datori di lavoro nell’adottare “le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro” (art. 2087 cc).Il coinvolgimento dei Sindacati è fondamentale per la tutela del personale della scuola e per la limitazione dei confini della responsabilità dei dirigenti scolastici in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, in relazione alla pandemia. I corpi intermedi rappresentano uno snodo essenziale nella difesa del personale e del diritto a condizioni di lavoro sicure, vigilano sulle scelte e costituiscono un controllo su eventuali forzature dettate dagli interessi di mercato. Coinvolgere il sindacato in questi aspetti è strategico perché siano diffuse informazioni solide e verificate e venga contrastato ogni tentativo di falsificazione o strumentalizzazione a danno dei lavoratori e della loro salute. Per questo la Cisl Scuola chiede una audizione al CTS per un approfondimento degli aspetti di sicurezza e garanzia dei lavoratori e che siano immediatamente e urgentemente riattivati i tavoli nazionali di confronto per il coordinamento della campagna vaccinale nelle scuole e la revisione del Protocollo di sicurezza per gli Istituti scolastici
Nuovo Governo, Gissi (Cisl Scuola) chiede a Draghi interventi per la scuola: “Fare presto”
“Stiamo lavorando da mesi perché si riprenda in sicurezza. La scuola non si è mai fermata, non è stata ascoltata quando ha rappresentato, per tempo, soluzioni concrete. Tutti chiedono l’immediata apertura, preoccupati per il futuro dei nostri giovani e vorremmo che si spendessero meno parole magari dando spazio ad azioni”.
Così all’Adnkronos Maddalena Gissi, segretaria della Cisl Scuola chiedendo al presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi, “di fare presto perché i tempi della scuola sono complessi e vincolanti“.
“Servono presidi sanitari scolastici e tracciamento per tutti gli operatori e gli studenti; bisogna garantire la distribuzione di mascherine adeguate per tutti gli ordini di scuola; sono necessari nuovi modelli organizzativi di mobilità, potenziati con mezzi privati e pubblici, per evitare assembramenti in tutti i comuni, senza distinzione di ‘censo’; – evidenzia Gissi – è urgente l’assunzione del personale per la copertura delle cattedre e dei posti Ata con la certezza del pagamento, ad oggi c’è un ritardo ingiustificato sull’erogazione degli stipendi di 5 mesi. Da fare c’è tanto; se qualche spiraglio di normalità c’è stato, lo dobbiamo soltanto alla buona volontà e alla abnegazione dei dirigenti scolastici, dei docenti e di tutto il personale“.
Pagamento supplenze brevi e personale organico COVID
In allegato al messaggio inviamo la nota 2621 del 4 febbraio 2021 con la quale la DGRUF comunica che, al fine di consentire il pagamento dei ratei stipendiali con l’emissione prevista per il 17 febbraio è indispensabile che le scuole autorizzino gli stessi entro e non oltre le ore 18.00 del 13 febbraio 2021.
AVVISO- Integrazione avviso diritto dei docenti supplenti a percepire la RDP e del personale ATA supplente a percepire il CIA
Ad integrazione dell’ avviso di ieri ,informiamo coloro che intendono presentare il ricorso dal nostro avvocato per il riconoscimento della RPD e CIA che i termini di prescrizione sono 5 anni. Pertanto il suddetto ricorso potrà essere presentato da coloro che hanno sottoscritto contratti per supplenze brevi e saltuarie negli ultimi 5 anni (in questo ultimo anno scolastico anche supplenze Covid)
AVVISO
La Cisl comunica ai propri iscritti che a patrocinio del loro legale avv. Domenico Cancilla ha ottenuto numerose sentenze favorevoli che riconoscono il diritto dei docenti supplenti a percepire la RPD ( retribuzione professionale docenti ) di circa € 165 mensili come pure il diritto del personale ATA supplente a percepire il compenso individuale accessorio (CIA) circa € 65 mensili. Gli interessati iscritti alla Cisl scuola possono rivolgersi direttamente al nostro legale avv. Domenico Cancilla telefono 0761/270265 in forma assolutamente gratuita
Proroga emergenza covid e smart working
A seguito della proroga dello stato di emergenza sanitaria, il Ministro della funzione pubblica ha emanato in data 20 gennaio un nuovo Decreto con cui proroga fino al 30 aprile le misure in tema di lavoro agile già disposte con il precedente Decreto del 19 ottobre. Fino al 30 aprile pertanto le pubbliche amministrazioni adottano forme di organizzazione del lavoro prevedendo la flessibilità dell’orario anche attraverso l’adozione di forme di lavoro agile per il 50% del personale.
Per quanto riguarda la scuola, Il Decreto Legge 104/2020, all’art.32, comma 4, prevede che al personale scolastico e a quello coinvolto nei servizi erogati dalle istituzioni scolastiche non si applicano le modalità di lavoro agile previste dall’art.263 del D.L.34/2020 tranne che “nei casi di sospensione delle attività didattiche in presenza a seguito dell’emergenza epidemiologica”.
Tuttavia con la nota 1934 del 26 ottobre 2020 del Capo dipartimento Istruzione e con il verbale di Intesa con le OO.SS. del 27 novembre 2020 sul “lavoro agile del personale ATA nel periodo di emergenza da covid-19”, il ministero ha regolato la possibilità di lavorare da remoto anche per docenti e ata in presenza di alcune particolari condizioni ( quarantena del dipendente, quarantena dei figli, necessità di contenere la mobilità ).
Tali disposizioni continuano a trovare applicazione fino al perdurare dello stato di emergenza fissato al 30 aprile.
LAVORATORI FRAGILI
Diverso è il termine fissato dalla legge di bilancio per la prestazione in modalità agile dei lavoratori fragili di cui all’articolo 26 del D.L. 18/2020 e successive modifiche.
L’art.26 del D.L. 18/2020 detta specifiche disposizioni per alcune categorie di lavoratori fragili. In particolare il comma 2 ha disposto che per i lavoratori dipendenti pubblici e privati in possesso di certificazione rilasciata dai competenti organi medico-legali, attestante una condizione di rischio derivante da:
immunodepressione;
esiti da patologie oncologiche;
svolgimento di terapia salvavita;
disabilità con connotazioni di gravità (art.3 comma 3 della L.104/1992)
svolgono, di norma, la propria prestazione lavorativa in modalità agile, anche attraverso l’adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima qualifica o area di inquadramento, come definite nei vari contratti collettivi vigenti ovvero svolgono specifiche attività di formazione da remoto.
La Legge 178/2020 (Legge di stabilità per l’anno 2021), all’art.1 comma 481, ha prorogato fino al 28 febbraio 2021 le disposizioni contenute nell’articolo 26.
Siamo in attesa che l’amministrazione predisponga uno specifico codice per l’inserimento al SIDI del contratto del docente supplente.