I dati delle rilevazioni Invalsi registrano anche quest’anno il permanere, tra aree territoriali, di evidenti squilibri, la cui riduzione si conferma pertanto come una delle priorità da assumere nelle scelte di politica scolastica. Una priorità su cui occorre un’azione convergente della scuola e di tutti i soggetti, a partire dalle autonomie locali, che ne devono sostenere attivamente l’impegno, impossibile da reggere nella condizione di isolamento in cui troppo spesso le istituzioni scolastiche si trovano ad agire.
È indispensabile operare in un’ottica di sistema, nella quale i dati elaborati dall’Invalsi non siano il punto di arrivo, utile a stilare classifiche a uso e consumo mediatico, ma il punto di partenza per aggredire e risolvere le criticità rilevate: un’esigenza che chiama in causa diversi livelli di responsabilità, da quelli di governo centrale fino ad arrivare a ogni singola istituzione scolastica, per la quale anche quei dati dovrebbero rappresentare un elemento importante di conoscenza e consapevolezza dei problemi.
L’incidenza dei fattori di contesto, il cui impatto si riflette molto chiaramente sugli esiti delle rilevazioni, sottolinea come sia indispensabile intervenire con politiche di respiro più ampio, non circoscritte al solo ambito dell’istruzione: se questo non avviene, rischia di essere compromessa anche l’efficacia delle risorse assegnate alle scuole, che non bastano da sole – se ne ragiona proprio in questi giorni – a garantire il successo delle azioni di contrasto alla dispersione scolastica.
Ecco perché è importante che la discussione, a partire dai dati rilevati dall’Invalsi, si concentri su questi aspetti senza attardarsi nelle consuete e oziose polemiche sul ruolo dell’istituto, al quale casomai andrebbero garantite condizioni di piena operatività, assicurando per esempio una maggiore stabilità di lavoro ai suoi operatori, come stanno richiedendo unitariamente in questi giorni i sindacati del settore ricerca.
Roma, 6 luglio 2022
Ivana Barbacci, segretaria generale CISL Scuola