Col decreto legge 36 si è scelta una strada diversa da quella necessaria e utile al Paese, fatta di confronto costante con le parti sociali e di un loro coinvolgimento nelle decisioni e nei processi di riforma. Lo afferma il segretario generale della CISL, Luigi Sbarra, in un articolo che compare oggi, 8 maggio, sul quotidiano Il Messaggero.
Sbagliato intervenire per legge su materie contrattuali, con un provvedimento che nel merito prospetta misure inadeguate e controproducenti in tema di valorizzazione professionale e di supporto alla qualità del lavoro.
Grave poi che vengano sottratte risorse già destinate a un’irrinunciabile rivalutazione degli stipendi di tutto il personale scolastico.
Preoccupanti le scelte di una riduzione, in prospettiva, degli organici, in contraddizione con le priorità indicate dal PNRR, fra cui la riduzione del divario esistente tra aree territoriali e lo sforzo per contrastare la povertà educativa specie nelle realtà di maggior disagio socio economico.
“Non era questo – sottolinea Sbarra – lo spirito del Patto per la scuola sottoscritto nel maggio scorso”. Il decreto legge, conclude, manca di respiro strategico e si traduce in un’occasione mancata di rilancio e riqualificazione degli investimenti.
Con la pubblicazione del decreto sulla scuola in G.U. del 1°maggio il Governo interviene pesantemente su molti aspetti della vita della scuola che, da autentica risorsa per il Paese, torna ed essere terreno di tagli di spesa e di scontro politico – ideologico. I documenti di programmazione economica pluriennale non prevedono investimenti, ma tagli che puntualmente il sistema subisce da decenni.
Ancora una volta si decidono questioni di grande rilievo per il sistema scolastico attraverso atti unilaterali addirittura con Decreto legge, sfuggendo da ogni confronto con il mondo della scuola. La consapevolezza che la partecipazione al cambiamento contribuisce, accrescendone la qualità e il valore, ai processi di innovazione, evidentemente in questa fase manca del tutto al Governo e alla “politica”. E questo dopo due anni di pandemia, in cui la scuola si è completamente reinventata, e con una guerra che comporta la necessità di accogliere i profughi dall’Ucraina (ne sono arrivati ed accolti oltre 30.000, anche minori non accompagnati).
La scuola si sta confermando uno dei più efficaci strumenti di integrazione, attraverso atti di concreta e solidale accoglienza, nell’ottica di una vera cultura di pace. Anche solo per questo avrebbe meritato un trattamento diverso, caratterizzato da attenzione e coinvolgimento; analogamente lo avrebbero meritato le organizzazioni sindacali alle quali il personale ha rinnovato pochi giorni or sono la propria fiducia con una larghissima partecipazione al voto per il rinnovo delle RSU, legittimandone ancora una volta il ruolo di rappresentanza.
Invece, solo dopo qualche giorno dal voto per il rinnovo delle RSU che ha visto un milione di lavoratori dare la propria fiducia alle Organizzazioni Sindacali, si decide di procedere per decreto su tematiche così importanti.
Per questo le Organizzazioni sindacali della scuola, unitariamente, hanno deciso una grande mobilitazione, a partire dai lavoratori, per arrivare a coinvolgere l’intera comunità educante che si vede ridurre l’ambito di autonomia, anch’esso di rilevanza costituzionale, al pari della libertà di insegnamento che rischia di subire inaccettabili condizionamenti.
Tutto ciò in presenza di un’annosa e irrisolta questione retributiva che riguarda tutto il personale della scuola. Il Governo sottrae le risorse aggiuntive inserite in legge di Bilancio per il rinnovo del contratto destinandole a modalità di formazione incentivata decise unilateralmente, con evidente riduzione di quelle destinate a rivalutare nel loro complesso le retribuzioni di tutti e con l’ipoteca di tagliare l’organico nei prossimi anni. Per recuperare le risorse per una politica retributiva selettiva si ipotizza, fuori da ogni confronto negoziale, anche l’impiego delle risorse attualmente utilizzate per la card docenti.
Nel frattempo non si affronta il tema del precariato, anzi il sistema di reclutamento delineato, ulteriormente appesantito nei tempi e nei requisiti, appare oltremodo punitivo e non in grado di risolvere la piaga del lavoro precario.
Non si prevede per la formazione iniziale una normale e legittima fase transitoria e non si tiene in alcun conto la necessità di offrire opportunità di stabilizzazione del personale precario, per il quale non viene previsto uno specifico percorso di accesso al ruolo.
Per tutte queste motivazioni, FLC CGIL, CISL SCUOLA, UIL SCUOLA RUA, SNALS e GILDA hanno convenuto di organizzare una forte mobilitazione, a partire da un’imponente campagna di informazione capillare rivolta non solo al personale della scuola, ma anche alla società civile, alle famiglie e ai cittadini, cui va immediatamente evidenziato come tali provvedimenti non riconoscano la necessaria centralità alle politiche dell’istruzione e della formazione con scelte che rafforzino realmente il ruolo della scuola pubblica e democratica del Paese, al fine di garantire il pieno esercizio del diritto allo studio.
Con il percorso di mobilitazione di tutto il personale FLC CGIL, CISL SCUOLA, UIL SCUOLA RUA, SNALS e GILDA intendono rimarcare il dissenso contro il Decreto Legge 36, per ottenerne radicali modifiche e rivendicare la devoluzione di tutte le materie che incidono sul rapporto di lavoro al rinnovo del contratto, per il quale chiedono l’immediato avvio delle trattative. È in tale sede che va ricondotto anche il confronto sui percorsi di valorizzazione professionale per i quali è comunque indispensabile l’investimento di ulteriori e specifiche risorse.
Riservandosi quindi di valutare il ricorso a tutte le azioni di mobilitazione che si renderanno necessarie, anche in relazione allo sviluppo del confronto che intendono sollecitare e avviare con il Governo e le forze politico parlamentari, indicono una serie di iniziative:
Convocazione di tutte le RSU elette nelle ultime elezioni per la giornata di venerdì 6 Maggio alle ore 15 in diretta streaming con l’intervento dei 5 segretari generali di categoria (seguirà volantino iniziativa)
Convocazione direttivi unitari dei 5 sindacati, per la giornata del 13 Maggio alle ore 15, sempre in modalità on line
Dal 3 Maggio proclamazione dello stato di agitazione con invio piattaforma rivendicativa su cui avviare le procedure di raffreddamento e contestuale blocco delle attività aggiuntive per tutto il personale della scuola
Incontro con tutti i gruppi parlamentari
Nel corso delle iniziative sopra indicate saranno valutate ulteriori proposte di mobilitazione per raggiungere i risultati necessari per tutto il personale della categoria.
Riportiamo uno stralcio dell’intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, rivolto ai rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma ricevuti com’è tradizione al Quirinale nell’imminenza delle celebrazione del 25 aprile 2022, 77° anniversario della Liberazione.
Ricordiamo la rivolta in armi contro l’oppressore. Rivolta che fu morale, anzitutto e poi difesa strenua del nostro popolo dalla violenza che veniva scatenata contro di esso. Il 25 aprile rappresenta la data fondativa della nostra democrazia, oltre che di ricomposizione dell’unità nazionale. Una data in cui il popolo e le Forze Alleate liberarono la nostra Patria dal giogo imposto dal nazifascismo. Un popolo in armi per affermare il proprio diritto alla pace dopo la guerra voluta dal regime fascista. A pagare furono, come non mai, le popolazioni civili, contro le quali, in un tragico e impressionante numero di episodi sanguinosi, si scagliò la brutalità delle rappresaglie. Fu, quella, una crudele violenza contro l’umanità, con crimini incancellabili nel registro della storia, culminati nella Shoah. Un’esperienza terribile; che sembra dimenticata, in queste settimane, da chi manifesta disinteresse per le sorti e la libertà delle persone, accantonando valori comuni su cui si era faticosamente costruita, negli ultimi decenni, la pacifica convivenza tra i popoli. Abbiamo assistito, in queste settimane– con un profondo senso di angoscia – a scene di violenza sui civili, anziani donne e bambini, all’uso di armi che devastano senza discrimine, senza alcuna pietà. L’attacco violento della Federazione Russa al popolo ucraino non ha alcuna giustificazione. La pretesa di dominare un altro popolo, di invadere uno Stato indipendente, ci riporta alle pagine più buie dell’imperialismo e del colonialismo. L’incendio appiccato alle regole della comunità internazionale appare devastante; destinato a propagare i suoi effetti se non si riuscisse a fermarlo subito, scongiurando il pericolo del moltiplicarsi, dalla stessa parte, di avventure belliche di cui sarebbe difficile contenere i confini. Per tutte queste ragioni la solidarietà, che va espressa e praticata nei confronti dell’Ucraina, deve essere ferma e coesa. È possibile che questo comporti alcuni sacrifici. Ma questi avrebbero portata di gran lunga inferiore rispetto a quelli che sarebbe inevitabile subire se quella deriva di aggressività bellica non venisse fermata subito. Dal “nostro” 25 aprile, nella ricorrenza della data che mise fine alle ostilità sul nostro territorio, viene un appello alla pace. Alla pace, non ad arrendersi di fronte alla prepotenza. A praticare il coraggio di una de-escalation della violenza, il coraggio di interrompere le ostilità, il coraggio di ritirare le forze di invasione. Il coraggio di ricostruire. La straordinaria conquista della libertà, costata sacrifici e sangue ai popoli europei – e condivisa per molti decenni – non può essere rimossa né cancellata. Sappiamo anche che la libertà non è mai acquisita una volta per sempre e che, per essa, occorre sapersi impegnare senza riserve. Vale ovunque. In Europa, in Italia. Il convinto e incondizionato rifiuto di ogni sopraffazione totalitaria, unitamente alla consapevolezza dell’importanza della democrazia, all’affermazione coraggiosa e intransigente del rispetto della dignità umana, al rifiuto di ogni razzismo, alla fedeltà ai propri ideali, sono i valori che ci sono stati affidati dalla Liberazione; e che avvertiamo di dover trasmettere ai nostri figli, ai nostri nipoti, ai giovani europei perché si scongiuri l’atrocità inescusabile della guerra.
Si fa fatica a comprendere, e figuriamoci a condividerle, le ragioni che hanno indotto il Governo a varare un provvedimento che tocca temi di importanza fondamentale per la scuola senza il minimo confronto con le forze sociali e – lo apprendiamo da uno dei maggiori partiti di maggioranza – nemmeno con le forze politiche e parlamentari che sostengono l’attuale Esecutivo. Agendo in questo modo il Governo non solo fa carta straccia degli impegni sottoscritti nel Patto per la scuola, ma pregiudica fortemente le stesse possibilità di un rinnovo del contratto, vanificando oltre tutto gli sforzi fatti per reperire faticosamente per la scuola risorse aggiuntive a quelle contenute nella legge di bilancio e poter delineare un livello decente di incremento retributivo, possibilità che rischia oggi di essere del tutto compromessa. Non c’è solo una pesante invasione di campo su materie contrattuali quando si decidono per legge percorsi e modalità di valorizzazione professionale: immaginare che gli sviluppi di carriera possano avvenire a costo zero, senza aggiungere risorse ma dovendole ricavare da quelle complessivamente disponibili, significa ridurre l’entità degli aumenti contrattuali cui tutto il personale ha diritto, specie in presenza di una ripresa dell’inflazione che colpirà duramente il potere d’acquisto delle retribuzioni. Fanno piacere le dichiarazioni della responsabile scuola del PD quando lega l’obiettivo di una scuola di qualità alla garanzia, da parte dello Stato, di investimenti adeguati e retribuzioni a livello europeo: ci auguriamo che queste affermazioni siano fatte valere anzitutto all’interno della compagine di governo, e subito dopo in Parlamento, con cambiamenti al testo del decreto che non potranno essere solo di facciata. Resta il mistero di chi abbia pensato e scritto quel testo, sul quale si manifestano così significative prese di distanza, vista anche la notevole diversità rispetto alla sua illustrazione da parte del Ministro nell’incontro con i sindacati. Fuori l’autore, verrebbe da dire, di fronte a un progetto che come altri in precedenza (Moratti nel 2003, Gelmini nel 2010, Renzi nel 2015) appare del tutto calato dall’alto, una condizione che peraltro è stata sempre una premessa di successivo fallimento. Rimane il fatto che ancora una volta viene affrontato in modo lacunoso, farraginoso, totalmente disancorato dalla realtà un tema importante come il reclutamento, mentre le invenzioni estemporanee in materia di carriere suonano come grave mancanza di riguardo per un corpo professionale del quale si ha evidentemente poca stima, se si ritiene che non meriti in via generale quel giusto riconoscimento indicato come preciso obiettivo nel Patto firmato a Palazzo Chigi un anno fa, nel quale si afferma e si dichiara condivisa l’esigenza di una “valorizzazione della professionalità di tutto il personale della scuola”. La CISL Scuola, nel richiamare ancora una volta alla coerenza chi ha sottoscritto quel Patto, non intende restare spettatrice inerte di un suo smantellamento: forte della coerenza con cui lo ha fin qui onorato, è pronta ad assumere tutte le iniziative necessarie per evitare che sulla scuola venga compiuto l’ennesimo pasticcio, per il quale non vi possono essere giustificazioni di sorta.
Mentre è in corso il Consiglio dei Ministri circolano diverse bozze del decreto legge legato al reclutamento e alla formazione, che se verificate, interverrebbero negativamente sul rapporto di lavoro del personale della scuola. È possibile che un piano di questa portata sia definito per decreto, senza un vero confronto, né con il Parlamento, né con i sindacati? È una critica forte quella che giunge dai sindacati scuola – Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda – nel contestare il metodo utilizzato («Il ministro ha presentato la settimana scorsa non un testo su cui aprire il confronto ma delle slides e oggi porta in Cdm un testo diverso») sia lo strumento (il decreto legge è misura caratterizzata dai requisiti di necessità ed urgenza). Perché la scuola continua ad essere terreno di incursioni legislative? Un piano che utilizza percorsi di formazione incentivati – secondo le ultime indiscrezioni sui testi – senza prevedere investimenti nuovi, va a depauperare ulteriormente le poche risorse destinate al rinnovo contrattuale. Servono risorse per la valorizzazione docente che deve essere ricondotta pienamente alla contrattazione. Sono necessari fondi nuovi – spiegano Sinopoli, Barbacci, Turi, Serafini e Di Meglio – da destinare al contratto e alle forme che contrattualmente saranno definite per la formazione e la valorizzazione professionale. Un progetto che sembrerebbe non contenere alcuna misura per il personale precario – denunciano i cinque segretari – che in questo modo non avrebbe alcuna possibilità di rendere stabile il proprio lavoro. Si apra un vero confronto con le organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori.
Vi inviamo in allegato il prospetto con le disponibilità destinate alla procedura straordinaria riservata ai precari con tre annualità di servizio prevista dal comma 9 bis dell’articolo 59 del DL 73/2021. Il Decreto del Ministro che regola la procedura è stato oggetto di parere da parte del CSPI il 13 aprile. Dovrebbe pertanto essere in dirittura di arrivo il bando con l’avviso dei termini per la presentazione delle domande.