Gissi (Cisl): “Scuola? Serve rinnovo del contratto e il riallineamento con l’Europa”

Per la scuola, l’auspicio è che le si riconosca nei fatti quella centralità, quel valore strategico affermato sia nel discorso programmatico del Presidente del Consiglio Mario Draghi, sia dal Ministro Patrizio Bianchi nell’incontro con i sindacati”. E’ quanto afferma Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola, intervistata da Interris.it.

I temi trattati

Nel corso dell’intervista, sono diversi i temi che sono stati toccati dalla Gissi: dalla didattica a distanza a quali sono le priorità da mettere in campo ora, dalla campagna di vaccinazione del personale scolastico fino all’appello rivolto al Governo e al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. La segretaria, inoltre, ha voluto sottolineare l’importante occasione che ci viene data con il Recovery Fund, “un’occasione imperdibile per aprire una forte stagione di investimento in istruzione e formazione” per poter – finalmente – riallineare la scuola italiana con il resto d’Europa.

L’intervista

Segretaria, cosa pensa del programma del nuovo governo Draghi relativamente alla scuola?

“Il Presidente Draghi ha dedicato alla scuola alcuni passaggi di grande rilievo, ribadendone la centralità e il valore strategico per le prospettive di rilancio della crescita del Paese, in più indicando un traguardo immediato, quello di un ritorno alla normalità che, ha detto testualmente, deve avvenire in sicurezza. Poche parole per una questione di enorme complessità, come dimostra la situazione che stiamo vivendo, tra l’incalzare della pandemia e la Babele di decisioni assunte in maniera diversa da territorio a territorio. Quando pone la questione di rivedere i percorsi di studio e la loro caratterizzazione, Draghi lo fa in un ragionamento che guarda molto in avanti, nel quadro dei progetti che dovranno essere sostenuti dalle risorse del Recovery Fund. Sarà interessante vedere come obiettivi e progetti troveranno una puntuale declinazione nel PNRR, cercheremo in questo senso di dare un contributo di idee e di proposte nel tavolo di confronto che il Ministro, nel suo primo incontro con i sindacati, ha detto di voler attivare. Noi abbiamo già presentato a dicembre un documento (“Rilanciare la scuola”) contenente riflessioni e proposte che spero possano diventare anche in quella sede un utile contributo al confronto”.

In molti hanno letto nel discorso di Mario Draghi la possibilità di allungare il calendario scolastico per recuperare le lezioni. Cosa ne pensa?

“Ritengo una forzatura tradurre le osservazioni di Draghi in una proposta di allungamento delle attività a fine giugno, che nemmeno nell’incontro col ministro è emersa. Una forzatura utile solo a innescare polemiche, solleticando gli umori e i pregiudizi di chi considera gli insegnanti vacanzieri e fannulloni. Una mancanza di rispetto per una categoria che da mesi si sta sobbarcando una fatica supplementare per lavorare efficacemente a distanza, ma che in buona parte non ha mai smesso di lavorare in presenza; nella scuola dell’infanzia, peraltro, da sempre le attività arrivano al 30 giugno. Io non nego certamente che l’emergenza pandemica abbia avuto ricadute pesanti, specie nelle realtà territoriali e sociali di maggioro disagio, e che vi siano carenze e ritardi da recuperare: ma mi rifiuto di pensare che la soluzione possa ridursi a due settimane di lezione in più, mentre sono convinta che debbano essere le scuole a valutare in modo puntuale il fabbisogno di attività di recupero e a gestirle con strumenti che già sono previsti e che casomai si potrebbero rafforzare e rifinanziare. Prolungare semplicemente le lezioni di un paio di settimane non è insomma una risposta all’altezza del problema; può aiutare qualcuno a mettersi sbrigativamente a posto la coscienza, ma non merita di diventare lo spartiacque tra buoni e cattivi, il metro con cui si misurano senso civico e disponibilità all’impegno. Chi ci conosce, sa che non ci siamo mai tirati indietro rispetto a scelte e responsabilità quando si è trattato di lavorare per il bene della scuola, che è il bene del Paese: non si utilizzi la questione del calendario per alimentare polemiche antisindacali”.

Cosa sarebbe necessario fare ora?

“Credo che l’intervento più urgente, per un lavoro ad elevato rischio di contagio, sia quello di portare rapidamente a conclusione la campagna di vaccinazione del personale scolastico che invece sta partendo in modo confuso e scoordinato. Ai problemi legati alla disponibilità dei vaccini si sommano quelli di una gestione priva di indicazioni chiare e omogenee sul territorio nazionale. Ogni regione, e a volte ogni ASL, adotta regole e criteri diversi. C’è chi sta già vaccinando, chi ancora non ha nemmeno raccolto le disponibilità degli interessati, posto che non vi è un obbligo di vaccinarsi. Chi lavora fuori sede spesso non sa se potrà vaccinarsi nel luogo in cui presta servizio, o se potrà farlo solo tramite l’ASL di residenza. Possono sembrare piccole questioni, non lo sono se si tiene conto che stiamo parlando di oltre un milione di persone. Tornando al tempo scuola e a cosa si potrebbe fare una volta terminate le lezioni: io credo che un terreno concreto di impegno, facendo anche tesoro di tante esperienze già in atto, sia quello di soddisfare il bisogno di spazi di socialità specie per le alunne e gli alunni più piccoli coinvolgendo soggetti diversi (enti locali, terzo settore, ecc.) nell’organizzazione di interventi per i quali utilizzare spazi e ambienti della scuola, compatibilmente con le altre attività che nel mese di giugno normalmente si svolgono. Interventi, aggiungo, che esulano dallo specifico professionale dei docenti, cui bisognerebbe riservare più attenzione e forse anche più rispetto”.

A causa di alcuni casi di contagio e focolai che sono emersi recentemente nelle scuole, sembrerebbe essere pensiero comune che le scuole debbano essere chiuse per tonare alla Dad. E’ d’accordo?

“Non lo auspico certamente, perché l’attività in presenza è quella che ritengo connaturata all’idea di una scuola in cui la rete delle relazioni interpersonali dirette gioca un ruolo fondamentale. Ma non spetta certamente al sindacato stabilire se e quando vi siano le condizioni per agire in presenza in condizioni di sicurezza. Qui entrano in gioco fattori diversi, riguardanti non solo la gestione interna, ma l’impatto che l’attività scolastica genera di riflesso anche all’esterno: penso ai mezzi di trasporto, al loro affollamento, ai rischi di contagio per i familiari. La scuola ha dato prova di saper gestire in modo efficace anche la didattica a distanza, pur non potendo certamente risolvere le situazioni che la rendono difficilmente accessibile. Un problema enorme, che acuisce squilibri e disuguaglianze, assolutamente da affrontare e risolvere. Ho avuto modo di dire, anche su queste pagine, come la didattica digitale debba e possa diventare una risorsa per arricchire, in prospettiva, tecniche e strumenti a supporto della didattica. Ma non potrà mai essere sostitutiva del rapporto in presenza, la cui privazione è certamente un disagio per tutti e in primo luogo per ragazze e ragazzi”.

Un appello al governo Draghi e al nuovo ministro dell’Istruzione?

“Anzitutto un augurio, che è quello di riuscire a corrispondere alle attese che tutti ripongono in un governo guidato da una personalità così autorevole. Ci sono letture diverse sulle ragioni che hanno condotto alla formazione del governo Draghi: chi ci vede la fine della politica, chi lo legge come un salutare soprassalto di responsabilità dei partiti, tutti comunque in preda a fibrillazioni più o meno intense. Le poche parole dette dal Presidente Mattarella per annunciare l’incarico a Draghi hanno ben rappresentato sentimenti largamente diffusi in tutto il Paese: la preoccupazione per un’emergenza gravissima sul piano sanitario, economico e sociale; il dovere di fronteggiarla con la massima energia, mettendo in campo le risorse migliori e chiamando tutti a sostenerle con una forte e comune assunzione di responsabilità. Sconfiggere la pandemia e ridare al Paese prospettive di ripresa e di crescita è la missione di questo Governo ed è per tutti l’assoluta priorità. Per la scuola, l’auspicio è che le si riconosca nei fatti quella centralità, quel valore strategico affermato sia nel discorso programmatico del Presidente del Consiglio, sia dal Ministro Bianchi nell’incontro con i sindacati. Ci è data, col Recovery Fund, un’occasione irripetibile per aprire una stagione di forte investimento in istruzione e formazione, riallineandoci finalmente al resto d’Europa. Lo stesso va fatto, ed è stata fin qui la promessa di tanti governi, per un riallineamento all’Europa anche per quanto riguarda il riconoscimento delle professionalità operanti nella scuola. Dare il giusto valore sociale ed economico al lavoro nella scuola è un impegno che va onorato, il rinnovo del contratto è in questo senso un passaggio fondamentale di verifica, io spero che sia per tutti un’occasione che si saprà e si vorrà cogliere”.

https://www.interris.it/copertina/gissi-cisl-scuola-rinnovo-contratto-riallineamento-europa/