Viterbo – Interviene Vincenzo Alessandro, reggente Cisl scuola Viterbo
Viterbo –Cosa c’è di positivo nel contratto sulla didattica digitale.
Narra Platone nel Simposio che Socrate si recò a casa del drammaturgo Agatone, per celebrarne un successo teatrale. Nel vederlo, il drammaturgo invitò Socrate a sedersi vicino a lui, auspicando che la contiguità gli consentisse di fare propria almeno una piccola parte della saggezza del filosofo.
La didattica a distanza, si sa, è una didattica monca, perché priva della componente relazionale, che intercorre tra docente e studenti, ma anche tra gli studenti stessi, che imparano reciprocamente l’uno dall’altro. Sennonché, nelle condizioni determinate dalla diffusione del Covid-19, l’alternativa alla didattica a distanza (o alla didattica digitale integrata, come si dice ora) è la non didattica, la sospensione del rapporto educativo in attesa che il virus passi oltre. Attesa di cui non è dato prevedere i tempi, ma che potrebbero essere ancora piuttosto lunghi.
In questo quadro, la firma del contratto che regola la Ddi è stata, per il sindacato, una necessità e un dovere, nei confronti del paese, ma anche della stessa categoria docente. Nei confronti del paese perché, certo, il sindacato, che è un grande soggetto collettivo, con responsabilità nei confronti della società, non può chiedere che la scuola sia sospesa, in attesa che “passi a nuttata”, come diceva Eduardo De Filippo in una sua nota commedia. Nei confronti della categoria, perché, se la didattica a distanza c’è (e c’è perché prevista dall’art. 2, comma 3, decreto legge 22/2020), allora regolarla per via contrattuale significa inserirla in un quadro giuridico, evitare abusi ed approssimazioni, ricondurla alla progettualità del collegio dei docenti, che è l’organo tecnico al quale è demandato il compito di elaborare il piano della DDI di ogni istituzione scolastica.
Il Ccni sulla didattica a distanza, difatti, richiama le competenze degli organi collegiali in materia, che sono fissate dalle linee guida per la didattica digitale, le quali prevedono che sia il Collegio docenti “a fissare criteri e modalità per erogare didattica digitale integrata, adattando la progettazione dell’attività educativa e didattica in presenza alla modalità a distanza”. Quindi, una chiara riaffermazione del ruolo progettuale delle scuole e dei docenti, e una netta presa di distanza rispetto alle possibili tentazioni dirigistiche in materia (marginali, in verità, ma qua e là riaffioranti nel protagonismo narcisistico dei membri di qualche associazione professionale). Verrebbe da dire: scusate se è poco!
Si sente parlare dell’ipotesi di un referendum sul contratto in questione. Il problema della validazione dei contratti tramite referendum è lungo e irto di troppi aspetti tecnici, giuridici e politici per essere discusso in poche righe. Basterà qui ricordare che di referendum si è discusso, in passato, per la validazione dei Ccnl (contratti collettivi nazionali di lavoro), ma mai per i Ccni (contratti collettivi integrativi), che hanno una portata più circoscritta. E chi oggi chiede il ricorso al referendum, in passato, di solito, si è opposto.
Vincenzo Alessandro
Reggente Cisl scuola Viterbo